Alessandra camminava lentamente per strada, i piedi che si muovevano quasi da soli. La giornata era stata interminabile: due riunioni, un conflitto con il fornitore, rapporti da rifare per colpa di un errore del tirocinante. Alla sera, la testa le pulsava e i pensieri si confondevano. Alessandra desiderava solo una cosa: arrivare a casa, togliersi le scarpe scomode, farsi una doccia calda e sprofondare nel sonno.
Nella borsa, il telefono vibrò. Alessandra lo tirò fuori con riluttanza, pensando che fosse suo marito Luca a chiederle cosa preparare per cena. Ma guardando lo schermo, notò con sorpresa un numero sconosciuto. Di solito non rispondeva alle chiamate da numeri non salvati, ma qualcosa le disse di rispondere.
“Pronto,” disse Alessandra stancamente, continuando a camminare verso casa.
“Dove vai a ciondolare, pecora? Aspettiamo qui davanti casa da un’ora, abbiamo fame!” gracchiò una voce aspra dall’altro lato.
Alessandra si fermò di colpo, come inchiodata al marciapiede. Il mondo intorno a lei continuava a muoversi, la gente la superava di fretta, mentre lei rimaneva immobile, incapace di credere alle proprie orecchie. Quel tono tagliente, con quelle inflessioni inconfondibili, apparteneva alla zia di suo marito, Silvana.
“Scusa, cosa?” chiese Alessandra, sperando di aver frainteso.
“Sei sorda adesso?” borbottò Silvana dal telefono. “Siamo arrivati! Io, tua suocera e Enrico. Siamo qui da un’ora, te lo sei scordato?”
Alessandra aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare cosa potesse essersi dimenticata. Non c’erano feste né compleanni in programma. Nessuno l’aveva avvertita di una visita dei parenti di Luca.
“Silvana, mi dispiace, ma non sapevo del vostro arrivo,” disse con cautela.
“Come non sapevi?!” ribatté la donna irritata. “Ci siamo messi d’accordo con Luca una settimana fa! Doveva dirtelo lui.”
Alessandra sospirò profondamente. Fantastico, un’altra sorpresa del marito amorevole. Luca spesso “dimenticava” di comunicarle cose importanti, per evitare di assumersi responsabilità.
“Luca non mi ha detto niente,” rispose fermamente Alessandra. “Sono ancora al lavoro, sarò lì tra quaranta minuti.”
“Quaranta minuti?!” strillò Silvana, il tono carico di indignazione. “Siamo affamati, stanchi morti! Non puoi fare più in fretta?”
Alessandra sentì l’irritazione montarle dentro. I parenti di suo marito erano comparsi senza preavviso, erano scortesi, volevano che lei mollasse tutto per correre a casa e preparare da mangiare… Le passò per la mente un pensiero fulmineo: *E se stasera fossi rimasta a dormire a casa di un’amica? O fossi partita per lavoro?*
“Ascoltate, non ero al corrente della vostra visita,” disse con la maggiore calma possibile. “Datemi il tempo di arrivare.”
“Non abbiamo tempo da perdere!” sbuffò Silvana. “Enrico sta per mangiarsi il muro dalla fame!”
Enrico, il cugino trentacinquenne di Luca, che ancora viveva con la madre e non sapeva nemmeno fare la frittata.
“Dov’è Luca?” chiese Alessandra, sentendo la rabbia salire.
“E che ne so? Non risponde al telefono. Probabilmente è impegnato,” rispose brusca Silvana. “Allora, vieni o no?”
Alessandra chiuse la chiamata senza salutare. Il cuore le batteva forte dall’indignazione. Chiamò Luca. Lunghe squille, poi la segreteria. Riprovò – stesso risultato. Lo conosceva bene quel gioco: Luca evitava di rispondere se sentiva che la conversazione sarebbe stata sgradevole.
*”Quindi sa benissimo cosa sta succedendo,” pensò. “E si nasconde come un vigliacco. Come al solito, scarica su di me tutte le responsabilità.”*
Il telefono squillò di nuovo. Questa volta, sullo schermo comparve il nome della suocera, Margherita.
“Alessi, tesoro, arrivi presto?” la voce di Margherita era dolciastra. “Stiamo congelando qui fuori, e Silvana è già fuori di sé.”
“Margherita, mi dispiace, ma non sapevo del vostro arrivo,” disse Alessandra, cercando di mantenere un tono amichevole. “Luca non mi ha avvertita.”
“Davvero?” fece finta di stupirsi Margherita. “Lui ci aveva assicurato che vi eravate accordati! Succede, a chi non capita. Fa’ in fretta, cara. Silvana diventa insopportabile a stomaco vuoto.”
Alessandra chiuse gli occhi, contando mentalmente fino a dieci. Sempre la stessa storia – tutti si aspettavano che lei mollasse tutto per risolvere una situazione che non aveva neanche creato.
*”Perché devo essere io a pagare per l’incuria degli altri?” le sfiorò la mente. “Perché viene considerato normale?”*
Alessandra capì improvvisamente che non era arrabbiata solo con i parenti, ma con l’intera situazione. Con il fatto che tutti davano per scontato che lei dovesse correre a servirli al primo cenno.
“Margherita, sto tornando a casa, ma non aspettatevi che cucini subito,” disse con fermezza. “Sono stanca, ho avuto una giornata pesante. Se avete fame, vicino a casa c’è un bar.”
“Alessi, ma che dici?” la voce di Margherita si tinse di offesa. “Un bar? Siamo famiglia! E poi, Enrico è allergico al cibo dei bar.”
*”Davvero?”* pensò sarcastica Alessandra, ricordando come Enrico l’ultima volta avesse divorato un panino come se non mangiasse da giorni.
Le era chiaro che i parenti di Luca erano abituati a farsi servire. In lontananza, il cielo si stava oscurando. Stava per scoppiare un temporale, e al solo pensiero Alessandra sentì un’ondata di stanchezza.
Ma perché mai avrebbe dovuto correre a casa per soddisfare i capricci di persone che non si erano neanche degnate di avvisarla? Perché suo marito si nascondeva invece di affrontare la situazione?
*”E perché no?”* le balenò un pensiero audace.
Alessandra voltò le spalle a casa e si diresse verso una piccola trattoria che conosceva. Lì servivano una carbonara divina e un tiramisù che voleva provare da tempo. Aprì la porta con decisione e scelse un tavolo vicino alla finestra.
“Buonasera,” sorrise la cameriera. “Desidera ordinare?”
“Una carbonara e un bicchiere di vino bianco,” disse Alessandra, realizzando improvvisamente quanto avesse fame. “E un tiramisù, per favore.”
Appena ordinò, il telefono squillò di nuovo. Silvana. Rifiutò la chiamata. Un minuto dopo, la suocera. Poi un messaggio da Luca: *”Dove sei? Mamma dice che non rispondi. Sono davanti a casa.”*
Alessandra sorrise amaramente. Ecco, il marito era riemerso solo quando la situazione si faceva incandescente.
*”Sono bloccata al lavoro, torno tardi,”* rispose seccamente e silenziò il telefono.
La cameriera portò il vino. Alessandra bevve un sorso e sentì la tensione sciogliersi lentamente. Dopo tutto, cosa c’era di male se i parenti di suo marito avessero aspettato un po’? O se avessero risolto da soli? Il mondo non sarebbe crollato.
Il telefono continuò a vibrare per le chiamate in arrivo. Alessandra loE quella sera, mentre gustava il suo tiramisù in santa pace, Alessandra capì che a volte bastava un piccolo “no” per ricordare a tutti, incluso a se stessa, che la sua vita meritava lo stesso rispetto che lei aveva sempre dato agli altri.
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